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Area di ricerca: EDITORE [DI FELICE EDITORE]
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1.
€ 15,00
EAN-13: 9788897726081
Luca Tosoni
Percorso d’amore – Dal rapporto di coppia alla genitorialità
Edizione:Di Felice Editore, 2012

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Prezzo di acquisto€ 15,00
DescrizioneL’amore non è qualcosa di già dato, non è scontato, ma necessita di un lungo tirocinio e di una lunga preparazione. L’amore richiede spazio, qualità, tempo e mal sopporta la fretta e l’immediato. Il tempo dell’amore e della fedeltà è un tempo più affine a quello del giardiniere. Quest’ultimo, infatti, sa attendere, conosce la pazienza, sa individuare il momento favorevole per ogni operazione e sa fare del tempo un alleato. Da questo punto di vista chi ama non è indifferente, non ha paura di rischiare e di impegnarsi per timore di perdersi, rifiuta di lasciarsi rinchiudere nella sua privatezza e impara a guardare lontano. La fecondità educativa, perciò, emerge come un continuo atto generativo, che estende nel tempo la procreazione; è un dono che implica responsabilità e impegno, ma soprattutto entusiasmo. È necessario prepararsi per far fronte all’imprevisto, essere pronti a ricominciare e rimettersi in gioco. L’amore non si chiude in un ambito ristretto, ma si apre verso una durata senza scadenze; è contemporaneamente stabilità e rottura, sicurezza e rischio. Il ruolo dell’adulto, infine, assomiglia sempre più a quello della sentinella. Chi è sentinella si assume una grande responsabilità. Non può lasciare il posto di guardia, né addormentarsi, ne vale della vita di altri. Essa è chiamata a vigilare, a resistere, ad aspettare il mattino, ma deve pazientare e tenere gli occhi aperti nella lunga notte che lo precede.

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2.
€ 7,00
EAN-13: 9788897726050
Michael Donhauser
I canti piú belli
Edizione:Di Felice Editore, 2012

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DescrizioneLe poesie di Michael Donhauser non amano i toni retorici ed altisonanti, hanno il passo leggero, l’andatura calma e tranquilla e si muovono con scioltezza, senza vincoli sintattici troppo rigidi. Sono composizioni in cui la natura e il paesaggio si compenetrano con l’esperienza amorosa e in cui si descrivo-no o evocano cose semplici e grandi, come la felicità, il dolore, l’amore, l’ebbrezza o la perdita di tenerezza. La primavera con i profumi delle sue fioriture o l’autunno, carico di frutti maturi, accompagnano la tematica amorosa di segno per lo piú malinconico, ma vivificato dalle metafore della natura. L’amore termina con l’addio, mentre la natura abbandona l’idillio: nelle poetiche descrizioni di natura si rincorrono le parole che formano il vocabolario tipico della lingua di Donhauser, come oscillare, frusciare, sfiorare, l’ebbrezza, il profumo, il sambuco, la veccia…, ma il testo è anche disseminato di dissonanze rappresentate da oggetti e da nomi della civiltà industriale, come l’asfalto, i moderni capannoni o il maggese illuminato dalla luce al neon. C’è una felicità tattile nell’osservare le cose, nel circuirle, nello sfiorarle. Confessa il poeta: «Ed erano mani i miei occhi ed era il vedere uno sfiorare…». Infatti non solo gli occhi, la luce stessa ha mani per posarsi sulle cose: «e come mani si posarono le luci sulle / vie d’asfalto». Ci parlano della perdita dell’amore e, quindi, della felicità questi versi, eppure una consolazione li attraversa «perché la lingua ristabilisce la felicità nel momento che la inventa, a dispetto della perdita, con una risposta affermativa». È cosí che può sciogliersi un canto piú bello, come una trasognata aria d’opera, come il canto rasserenato di Orfeo, che, pur disperato, intona il suo «che farò senza Euridice…».

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3.
€ 10,00
EAN-13: 9788897726043
Pasquale Cucco
La rosa e il cormorano
Edizione:Di Felice Editore, 2012

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DescrizioneLa bella Irneen con i capelli del color delle stagioni, il giovane Corm con la passione per i viaggi e l’ignoto, lo strambo mago Konrad, il portentoso fabbro Alwin e poi Fuoco e Acqua con il loro amore spezzato. Cinque storie tra magie e sortilegi, castelli e principesse, streghe ed avventurieri, che l’autore Pasquale Cucco anima abilmente grazie ad intrecci narrativi mai scontati, dove i colpi di scena, improvvisi e repentini, rendono il racconto, con i suoi protagonisti, frizzante ed avvincente. Elemento caratteristico della raccolta l’amore contrastato che, al termine di una serie di peripezie, porterà al lieto fine. L’amore è il premio finale che i due spasimanti conquisteranno dopo aver superato una serie di prove che si materializzano nel corso di un viaggio avventuroso verso l’ignoto. Streghe, draghi, persino il diavolo in persona tenteranno di imporsi sull’eroe di turno, restando miseramente sconfitti nell’eterna lotta tra le forze del bene e quelle del male. Lo stile narrativo di Pasquale Cucco è fluido ed accattivante, i suoi personaggi sono creature in simbiosi con la natura, attorniate da un alone magico e misterioso, che emergono dalla storia con forza e spontaneità attraverso ritratti calzanti e dettagliati, insoliti e curiosi, ma comunque sempre scevri da quelle banalità e quegli orpelli in cui è facile scadere quando ci si avventura in questo genere narrativo. Cinque storie in cui maghi e spiritelli, draghi e fanciulle, re e divinità prendono vita nella semioscurità di una stanza, al chiarore di un camino e al borbottio di un temporale. Storie nate da un’ispirazione, nutrite dalla fantasia e cesellate dall’affabulazione. Una voce che narra e menti rapite che ascoltano, per cuori stretti attorno al calore di un fuoco scoppiettante.

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4.
€ 7,00
EAN-13: 9788897726012

Il supremo fine (dal Mahābhārata) traduzione dal sanscrito in ottava rima di Michele Kerbaker
Edizione:Di Felice Editore, 2012
Collana:I poeti di Smerilliana

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Descrizione«Il Kerbaker … era un letterato nel senso piú eletto della parola, e, quantunque tenesse propriamente cattedra di linguistica indoeuropea e fosse specialista nel sanscrito, possedeva una larghissima conoscenza delle letterature e lingue antiche e moderne, e un’ottima educazione umanistica, o rettorica che si dica, nell’arte dello scrivere italiano. Scrisse molte memorie in materia filologica e critica, perfettamente informate, giudiziose anche, ma non molto originali né per indagine né per pensiero direttivo; e spiccatamente letteraria era la fantasia che portava nei suoi testi indiani, onde gli episodi del Mahābhārata gli si dispiegavano in ottave di natura ariostesca. Si sarebbe detto che egli avesse nell'anima piú Ariosto e gli altri poeti italiani che non i poeti indiani … Del resto il Carducci a ragione ammirava nel Kerbaker ‘la larga e forte dottrina e la corretta e varia facilità del verseggiare italiano’».

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5.
€ 10,00
EAN-13: 9788897726036
Luis García Montero
Cinquantina
Edizione:Di Felice Editore, 2012
Collana:I poeti di Smerilliana

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DescrizioneEsiste una condizione psicologica di confronto consapevole con il vuoto che assedia l’uomo e sottrae credibilità al suo sentire, che in poesia si esprime come tentativo di restituire alle funzioni verbali la razionalità altrimenti, nella vita, insidiata e smarrita («La solitudine si apprende e si conquista, / anche se giunge a noi / come rivelazione inaspettata / di una sera che gioca con la pioggia»). Senza, con questo, inibire alla parola le virtù liriche, evocative, fantastiche, anzi concentrandole e come allineandole alla retta obliqua che attraversa da una parte all’altra la propria personale esperienza di vita («Adesso / sento ancora il mio corpo pieno di banderuole / e lo vedo disteso / sopra generazioni di finestre antiche / mentre la notte avanza solitaria e perfetta»). È il caso appunto di Luis García Montero. Ma, rispetto al procedimento più “visionario” che caratterizza altre sue prove, qui l’autore è andato ricomponendo ancor di più la consistenza materiale delle cose e degli oggetti, delle situazioni e delle persone, proprio contro quello spettro del vuoto con cui si misura il suo bilancio dei cinquant’anni («Le parole, come un tramonto / che si confonde con la notte, / sono sabbia che cade davanti al vuoto») e attraverso il progressivo uso oggettivante e oggettivato dei “quadri” che compongono la Cinquantina («le 50 poesie che mi lasciano più tranquillo», per sua dichiarazione). Muovendo da una profonda esigenza interiore di verificare con se stesso e di comunicare agli altri la propria visione del mondo e della vita, García Montero costruisce i suoi rigorosi quadri, mirando a isolare i tagli, le fessure, gli scollamenti, in cui si esprime e si dichiara il disagio personale del non-riconoscimento, del vuoto. Ma tale disagio, sia pure dentro i dubbi ed il malessere dell’esistente (ex-sistere è, appunto, balzare fuori di sé), diviene condizione da cui prendere le distanze, insieme accettandone la contraddizione («Un realista che vive il mondo dei sogni, / un sognatore che vuole vivere la realtà»). E la liberazione, rituale e salvifica, compone la mappa appunto dei “quadri” del proprio percorso poetico, la serie di contrassegni che guidano la marcia verso la riappropriazione nel concreto e nel dettaglio dell’esistenza in tutti i suoi aspetti e in particolare sul fronte dell’amore, in una situazione che prevede addirittura l’identificazione della poesia stessa con la donna amata («La poesia sei tu, / un taglio netto, / una riga sull’acqua / – se l’acqua è la ragione dell’esistere –, / la donna che si lascia sedurre / per tagliare la testa a un re» e, del resto, «Ci sono anche momenti in cui lasciamo / le parole d’amore e i silenzi / per parlar di poesia»).

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6.
€ 9,00
EAN-13: 9788897726098
Nazìh Abu ‘Afash
Armi nere
Edizione:Di Felice Editore, 2012
Collana:I poeti di Smerilliana

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DescrizioneMarmarita è la cittadina del nord-ovest siriano in cui Nazìh è nato, trascorrendovi poi quel breve periodo della prima parte della vita che spesso lascia all’uomo il miglior ricordo. Per il poeta essa è vista come l’utero, la placenta in cui tornare, nell’illusoria speranza di potersi estraniare da quanto lo disgusta del mondo. E in quello spirito – nei primi anni Duemila – aveva deciso di lasciare – dopo oltre quattro decenni – la caotica vita damascena per trovar rifugio in quel porto quieto, nella serena pace delle pendici del monte su cui s’aggrappa la cristiana contrada tra stormir di fronde e risonar di campane dalle chiese intorno. Perché il luogo è tutto cristiano. Non vi si eleva l’appello alla preghiera non essendovi moschee nella sua cerchia. L’imponente mole della fortezza crociata del Crak dei cavalieri la guarda dall’altra parte della valle, quasi a volerne difendere e mantenere la cristianità. Su un soleggiato declivio il poeta aveva costruito il suo rifugio affacciato a un fazzoletto di terra su cui crescono le piante più strane dove, però, prevalgono le varietà di ciclamini, sia coltivati che spontanei, particolarmente amati da Nazìh. Qua e là si ergono, piegati dalla brezza, i lunghi steli dalle stellari lanceolate foglie dentate della cannabis indiana i cui semi vengono portati dagli uccelli dalle piantagioni del nord del Libano su cui si apre la vista a occidente con il mare che luccica lontano nei tramonti di buona visibilità. E tante gabbiette di cardellini che riempiono l’aria dei loro cinguettii. Tè, caffè, le immancabili sigarette. Pochi amici, fidati e disponibili, sempre benvenuti. Cura delle piante e degli uccellini. Talvolta la caccia, sua passione da sempre che gli mancava molto a Damasco. E poesia. Senza sistematicità. Sul ghiribizzo dell’ispirazione. Penne e post-it dappertutto, pronti a registrare ogni effimero afflato creativo. Subito appesi a pareti, porte, finestre. Sempre sott’occhio, suscettibili di integrazioni, interventi, ritocchi. Prima d’esser posti in ordine sul tavolo in cucina per l’elaborazione finale.

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7.
€ 15,00
EAN-13: 9788897726029
Tania Buccini
Dai Satiri ai Musici L’opera buffa a partire dalla commedia classica
Edizione:Di Felice Editore, 2012

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DescrizioneIl genere comico nell’opera lirica ha origini antiche che si intrecciano indissolubilmente con il teatro tragico la cui culla è stata, ovviamente, la Grecia classica. «La tragedia è nata da coloro che intonavano il ditirambo» spiega Aristotele, ovvero, da un canto corale dedicato al culto del dio Dioniso (Bacco, a Roma), che ormai dagli studiosi viene considerato di importanza rilevante in quanto “forma-lancio”, forma preparatoria, tanto per la tragedia, quanto per la commedia. Si trattava di una composizione poetica corale, dove la poesia, la musica e la danza erano fuse insieme, e tutte e tre erano considerate indispensabili in ugual misura. Il ditirambo era, dunque, una danza collettiva eseguita in circolo da cinquanta danzatori incoronati da ghirlande. Era una danza drammatica e rapida, nella quale il solista rappresentava lo stesso Dioniso, mentre i coreuti lo accompagnavano con lamentazioni e canti di giubilo. Il ditirambo accompagnava anche i cortei (pompè) di cittadini mascherati che, in stato d’ebbrezza, inneggiavano a Dioniso suonando flauti e tamburi; infatti era costituito da cori accompagnati dal suono di questi strumenti; un suono cupo, poco melodico, ma di profonda potenza, furente, che accompagnava alla perfezione il corteo barcollante di uomini mascherati: alcune feste a Dioniso infatti presupponevano il totale mascheramento, con pelli di animali e grandi falli; le Menadi seguaci dirette del dio, portavano il Tirso, un bastone con in cima o un ricciolo di vite o una pesante pigna. Questa dunque fu la forma primordiale di fusione musica-canto-danza dell’antica Grecia, che costituì il substrato tanto della tragedia quanto del dramma satiresco. Durante l’età classica della storia greca (V secolo), la frequentazione dei teatri era considerata attività edificante e formativa per i cittadini. Pericle stesso impose agli ateniesi di partecipare agli agoni teatrali, rimborsando, addirittura, la giornata di lavoro “persa” per andare a teatro. Tragedie e drammi satireschi avevano due precise e distinte funzioni nei confronti dell’animo umano: la tragedia doveva avere, sempre a detta di Aristotele, una finalità “catartica”, ovvero, rappresentando le umane passioni e le umane debolezze, doveva far sì che l’uomo comune potesse rispecchiarsi nelle vite e nelle scelte dei personaggi e liberarsi (da qui la funzione catartica) da quelle stesse passioni e debolezze che lo inducevano in errore; il dramma satiresco, invece, serviva fondamentalmente per risollevare gli animi degli spettatori, incupiti dagli esiti delle tragedie che culminavano sempre con la katastrophè, cioè, traslitterando semplicemente, la catastrofe. Tanto nei drammi satireschi, quanto nelle commedie e nelle tragedie, la figura femminile assume, a differenza poi della storia, quella vera, un ruolo di primo piano. Nel corso di questa dissertazione, si attraverserà la produzione letteraria greca, di stampo tragico e comico, per ritrovare quel “filo rosso” che passando attraverso la Commedia dell’Arte, approdò al teatro per musica, da Pergolesi con La serva padrona del 1752, fino ad arrivare al tramonto del genere stesso con Donizetti, in epoca ormai romantica. Si cercherà dunque di focalizzare l’attenzione sulla figura della donna, sul ruolo da essa assunto e, soprattutto, su come poeti, tragediografi e musicisti l’hanno saputa ritrarre, anche a secoli di distanza.

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8.
€ 9,00
EAN-13: 9788897726074
Bianca Tarozzi
La signora di porcellana
Edizione:Di Felice Editore, 2012
Collana:I poeti di Smerilliana

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Prezzo di acquisto€ 9,00
DescrizioneSostenuti dalla rima, i versi di Bianca Tarozzi fluiscono rapidi e veloci come i rivi o l’acqua degli antichi “navili” che un tempo scorrevano a Bologna. Ma godere in fondovalle dell’acqua fina e trasparente, popolata di girini, significava per lei vivere la gioia del presente assoluto. All’apertura della raccolta si evoca l’infanzia, l’età che tutto fonde nei colori della fantasia, in cui si è tutt’uno con Dio e ci si sente al centro del cosmo: Il cielo, prima, si muoveva con me girando attorno al sole con la luna e con le stelle. Nell’infanzia ogni cosa è possibile: una aerea schiera di moscerini – pensava un’altra poetessa, Rose Ausländer – può addirittura mettere in moto l’intera volta celeste. Ma nelle poesie di Bianca Tarozzi assistiamo anche alle piccole storie del quotidiano – l’incontro con Mara o l’inverno 1946 – che l’autrice struttura come un racconto in versi. Si inserisce, cosí, in una lunga tradizione che annovera, nella letteratura italiana, autori come Gozzano o Pascoli, anche se la dimestichezza con la letteratura angloamericana la accomuna ai postmodernisti da lei tradotti, come, ad esempio, Elizabeth Bishop. Si ripropone la poetica dell’oggetto recuperato dalla memoria, sia esso rappresentato dagli orecchini luccicanti della siciliana, dai lini del corredo, dallo straccetto ricamato, dalla stufa rossa... [...]

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9.
€ 12,50
EAN-13: 9788896883044
Giuseppe Di Felice
Come si innesta. Impariamo ad innestare le piante da frutto
Edizione:Di Felice Editore, 2012

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10.
€ 6,00
EAN-13: 9788897726005
Luigi Pagano
Il Tegameron di riso
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneIl Tegameron di riso, come recita il titolo, è una scoppiettante raccolta di “calembours” che attinge a più tematiche ed episodi di vita vissuta, estrapolando battute da reinterpretare e contestualizzare ludicamente in situazioni simili e nuove. Un esilarante gioco di parole, frutto di una mente arguta e vivace che legge l’ambiente in cui si muove, attraverso fulminanti associazioni di significati e di suoni. L’autore, che ha trascorso una vita con e in mezzo agli altri per motivi professionali e di studio, dopo fogli e fogli di annotazioni ed etichette lasciate qua e là per donare sorrisi e piacere, ha deciso finalmente di raccogliere l’essenza della sua creatività verbale in un libello, da condividere con gli amanti del lessico e della sana risata. Se è vero, come molti sostengono, che il pensiero nasce dalla parola, questo lavoro, richiamando l’attenzione sul valore dei grafemi, ricorda che la visione della vita muta con il suono che la racconta. Basta, infatti, lo spostamento di un digramma o un cambiamento consonantico all’interno di una parola, a creare ilarità o amarezza, stupore o sconforto

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11.
€ 15,00
EAN-13: 9788890516481
Sara Casotti
Pensilina Vonnegut
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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Descrizione«Lo sai che non ho mai fatto un pupazzo di neve?» «Nemmeno io.» «Secondo te, quanta neve serve?» «Se nevicasse tutta la notte...» «Non ce ne sarà abbastanza. Domani pioverà e si scioglierà tutto.» «E allora faremo pupazzi di pioggia.» Lara spia la vita degli altri, Marco colleziona liste della spesa e Cristina odia leggere. Non hanno niente in comune, solo una maledetta paura di vivere. Camminano sul ciglio, sul bordo che sta intorno alla vita, ognuno a modo suo, tenendosi accuratamente lontani dal centro. Fino a quando, raccogliendo un libro, si incontrano e iniziano a sporcarsi con il mondo. C’è chi decide che ormai ha aspettato abbastanza, chi trova qualcosa che assomiglia al coraggio e chi sceglie di avere fiducia. E c’è chi prova a spiccare il volo, ma rimane impigliato. Le emozioni si insinuano, avanzano, scoppiano. E non si può che rimanere lì a chiedersi in quali pieghe si sono incastrate la gioia, la sofferenza, la speranza e l’amore. Sullo sfondo si addormenta e si risveglia una città che si nasconde dietro alle pagine di libri cercati e abbandonati, persi e ritrovati. È un mondo sommerso di parole che viaggiano e finiscono sotto la panchina di un parco, dentro il bagagliaio di una macchina, accanto alla pensilina di un autobus che forse non passerà mai. Oppure nella mente di chi continua, nonostante tutto, a cercare un finale perfetto. Fino ai titoli di coda.

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12.
€ 12,00
EAN-13: 9788890516498
Carlo Arrigoni
Incandescente
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneSituazioni, emozioni e riflessioni che si materializzano come istantanee, con i versi che danzano lievi. La poesia di Carlo Arrigoni è brezza di primavera e vento in tempesta, tra momenti di quiete e virate sferzanti. L’amore è l’elemento preponderante e, come in un caleidoscopio, mostra le sue innumerevoli forme: la passione conturbante, l’aspettativa ingannevole, il distacco doloroso, il vuoto della lontananza, il ricordo lancinante. La silloge, suddivisa in due parti, raccoglie poesie di diversa ispirazione. Il fuoco d’amore è protagonista de La Lava, sviscerato e raccontato nelle sue molteplici evoluzioni: l’animo del poeta lo accoglie, se ne ubriaca, lo elabora, ne ascolta i battiti e i fremiti, tra momenti di esaltazione e di sofferenza. L’amore ricorre anche ne La Terra, ma in maniera meno incisiva, come un sottile fil rouge a legare i ritratti di vita quotidiana che Arrigoni delinea con versi brevi, spesso costituiti da singole parole che si rincorrono a scandire rapide sequenze in successione. Il viaggio, la scoperta di luoghi nuovi, l’incontro di volti sconosciuti, la semplicità ed unicità di sprazzi di vita comune evocano sensazioni di immediata familiarità, nei quali è facile ritrovarsi ed immedesimarsi. Non mancano poi passaggi di rievocazione vagamente futurista, con l’accostamento dei sentimenti a parti meccaniche di un tutto impeccabilmente assemblato. La parola si fa suono e rumore, si fa vorticosa e vibrante, ed evoca attraverso associazioni immaginifiche gli stati d’animo dell’autore, tra felicità, euforia, passione e malinconia.

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13.
€ 15,00
EAN-13: 9788890516436

Antologia 2011 Raccolta poetica della III edizione del Premio Letterario Internazionale "Città di Martinsicuro"
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneIl Premio Letterario Internazionale “Città di Martinsicuro”, ideato nel 2009 da Valeria Di Felice, organizzato dalla Di Felice Edizioni e dal comune di Martinsicuro, e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Abruzzo, riveste un’importanza di rilievo perché è parte integrante di un progetto socio-culturale di ampio respiro che mira a valorizzare l’attività letteraria promuovendo le penne più meritevoli e significative. Il Premio si rivolge soprattutto alle opere inedite di poesia e narrativa, al fine di offrire agli autori una possibilità in più di entrare nel complesso e intricato mondo dell’editoria e di farsi conoscere al piccolo-grande pubblico dei lettori attraverso la vincita della pubblicazione. Oltre a stimolare l’attività letteraria, il Premio è volto anche a promuovere il patrimonio storico-culturale del territorio del Truentum, sia antico che contemporaneo, attraverso l’intitolazione di due sezioni speciali all’artista Mauro Crocetta e al Truentum stesso. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita del Premio: il sindaco Abramo Di Salvatore, il consigliere delegato alla cultura Massimo Vagnoni, la responsabile dei servizi sociali Stefania Giudice, il presidente del Premio Maria Rosaria Sarcina Crocetta, i membri della giuria Tito Rubini, Fulvia Marconi, Francesco Mulè, Lorenza Ravera, Cristiana Capretti, Emanuela Fabbri, Edoardo Ripani, Simone Gambacorta, Valeria Di Felice, Alessandra Liberati, Laura Gimminiani, Rosalba Sarcina, Cinzia Rosati, Anna Maria Vitale.

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14.
€ 8,00
EAN-13: 9788890516443
Domenica Battaglia
Il volo del tulipano
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneIl volo del tulipano è la prima silloge edita che inaugura l’attività poetica di Domenica Battaglia, autrice che ammiro per la sua acuta sensibilità e per il suo spirito di donna e che ho avuto modo di conoscere in occasione del suo primo romanzo storico, La Ventunesima. Già in questo romanzo, Domenica Battaglia, nelle vesti di narratrice attenta a restituire la testimonianza del racconto della vita, aveva rivelato la sua affinità con un modus operandi che scava nell’anima. Ed è partendo da questa inclinazione che l’autrice riconsegna al lettore un nuovo lavoro, questa volta di natura poetica. Il volo del tulipano sembra accogliere una poesia che risuona non vacua, vaga, inutile nel tranello autoreferenziale dello sterile rivolo retorico, ma che è gioco di equilibrio tra profondità d’animo e melodia della forma, è pensiero che trova le parole dell’uomo per sussurrare i tormenti, i palpiti, le ragioni del proprio essere al mondo. Una pagina, la sua, che si fa anima dell’uomo; una scrittura diretta e sincera, che, nella sua comprensibilità, si fa aperta all’ascolto e dicibile al dettato della vita. È diretta perché la parola poetica sembra vestirsi di una sonorità che coinvolge il lettore nella sua immediatezza espressiva e nella simultaneità di immagini e sensazioni fortemente evocative. È sincera perché traspare l’intento limpido e cristallino di rendere la poesia uno strumento per cogliere senza inganno l’intimità dell’Io e degli affetti, le esistenze del mondo che ci circonda. È una poesia che non oppone resistenza né ai lasciti emotivi più ostinati né ai flussi più taglienti del pensiero; tuttavia non è un poetare egocentrico e smisurato, anzi è una poesia che trova nella compostezza, nell’armonia e nell’efficacia della sintesi linguistica la rotta del suo volo sul “bisbiglio della vita”. La voce del poeta diventa consapevolezza della totalità dell’esistenza, nella sua bellezza ma anche nella sua dannazione, coscienza che, di fronte all’alacre sapore della vita, non fomenta sfiducia ma dà speranza e nuova sostanza, rende feconda la liricità di una parola che ritrova conforto nella sua pienezza: «Nell’attesa di un futuro/che appartiene solo al male che non perdona/amerò anche l’infinita speranza.» La vita si fa carico di un silenzio assordante inteso nella sua accezione negativa, come frutto dell’indifferenza, dell’impotenza, dell’incomunicabilità. La ricerca dell’essenza più genuina, quella degli affetti più cari, della realtà più quotidiana, delle speranze più feconde, diventa il filo conduttore che lega le poesie di questa silloge, diverse per contenuto e ispirazione, ma solidali nell’intento di alleggerire l’esistenza dalla pesantezza del suo malessere: «Vita/imprevedibile corazza/non acconcia ad attutire i colpi di una sorte senza risparmi,/solitudine perpetua/a sfiorare le stelle per fatue glorie/e abissi inconfessati di violati affanni.» Questa è la vita di “un’umanità d’abbandono”, in cui la solitudine è il fardello più grande che grava sulle spalle di un uomo ormai stanco, allo scacco esistenziale, al quale è rimasto solo qualche barlume della forza di sognare, di sperare, di immaginare. Ed ecco che la scrittura appare come un campo neutrale in cui la vita non subisce i colpi della sorte e ritrova la sua dignità attraverso la sensibilità dello scrittore che si fa tramite, anzi interprete dell’autentico: «Sciarada, di canoni arcaici rifiutati/riscrivi la storia/con la trama del sentimento.» È l’amore in senso lato che, nonostante la sua irrisolvibile enigmaticità, si fa antidoto alla sofferenza, all’indifferenza, alle occasioni mancate, e con essa l’inestimabile esperienza del poeta che fa dono della sua pagina di vita.

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15.
€ 12,00
EAN-13: 9788890516450
Valeria Di Felice
Nudi abissi (audiolibro)
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneAudiolibro: Quando ti porta nei vortici complessi degli umori umani, così fitti, così molteplici, così soliti, la poesia non ci si inzuppa, non vi coabita più di tanto, ma è capace di scardinare gli appigli deviati dal quotidiano spicciolo e dalle complicazioni intellettuali. La poesia di Valeria Di Felice vuole chiarificare attraverso il ritmo e la decontestualizzazione della parola, alimentando fortemente una presenza d’esserci e il significare sul mondo e sulle cose, con evidente e tormentata ricerca, niente affatto esausta. L’universo delle passioni si intinge di vita e non è mai quella voluta, ma quella da volere per cui si deforma e può contaminare le cause che brutalizzano le chiarezze, non certo a Valeria che batte sul tamburo della rinascita e della scoperta, dello sgomento e della stupefazione. Il vero nucleo dell’amore è per Valeria l’amore, il vero nucleo della poesia è per Valeria la poesia. Valeria scrive la poesia che ama, ama la poesia che ama ed è completamente da esplorare anche quando è stata crudemenente esplorata. È il tormento dei poeti che cercano in una parola nata nelle notti insonni la vicinanza con Dio.

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16.
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EAN-13: 9788890516467
Ivana Tamoni
Notti Bianche
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneHo sempre manifestato una certa ritrosia nel presentare lavori di altri poeti, per una precisa presa di posizione contro la formalizzazione e la sedimentazione che in genere molti critici impongono ai lavori poetici che invece dovrebbero essere liberi da parametri preconfezionati e dirigersi in volo in ogni direzione. In questo contesto però voglio derogare da questa mia indicazione e parlare di questo lavoro molto interessante. Spesso i versi, quelli che possiamo chiamare tali per l’orfismo e la delicatezza del suono, o vengono abbandonati nell’oblio di cassetti polverosi o assegnati amorevolmente all’oralità disorganica e fuorviante. Essi vanno invece accarezzati e scritti in pagine che dal cartaceo passeranno alle tele del tempo che tutto modella e tutto ripara nella sfera intellettuale. Questa raccolta ha sfiorato il pericolo dell’abbandono e, per mezzo delle sapienti cure di Valeria Di Felice, vede la luce come a sfidare i tempi e gli spazi della precarietà. Essa mostra una capacità struggente di formare un dialogo fatto di intelligenti analisi, di rinunce, di desideri, di non accettazione, di forze interiori per difendere non ciò che si è perso ma ciò che non si ha più. Il rapporto dinamico e scambievole fra cose e sentimenti è il punto centrale della raccolta. Il dolore come forma taumaturgica è espresso in modo elegante. Dall’angoscia dell’assenza si va verso la speranza del compiuto. La pagina bianca è silenzio e allontanamento, la parola scritta ricopre leggermente quel silenzio che dà compimento alla presenza. È ciò che fa la Tamoni usando una parola che è soprattutto legata al silenzio della pagina bianca che risulta essere un formidabile linguaggio potenziale astratto. Ecco perché possiamo parlare, riferendoci a questo lavoro, di una composizione del silenzio. Di questa presenza l’autrice è consapevole come è consapevole della forza del linguaggio della poesia che si oppone decisamente al limbo dell’assenza. Ogni quadro è di una intensità musicale e pittorica notevole. Il mosaico si auto-articola autonomamente a formare un canzoniere d’amore e di non amore che lascia il lettore stupefatto ed entusiasta della capacità sublimatrice dei versi. L’amarezza della perdita si inebria di fantasia e di creatività nel trovare amori che evaporano dalle terrestri debolezze per naufragare su isole poetiche eterne ed eteree. Non si evidenziano messaggi contenutistici ma messaggi poetici anche enigmatici che nel profilo della lettura danno irrequietezza e castità. «Inquiet et poudique comme la mer est l’enigme» («inquieto e casto come il mare è l’enigma»), dice lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloum. Ma l’importante, come dice Pavese, è dare poesia agli uomini, e la Tamoni offre anche agli altri i suoi versi. In alcune liriche si ha la sensazione di una trasformazione fra sensazione e impressione, operazione questa mallarmeana che consente all’autrice di interiorizzare i parametri esterni guardati trasformandoli da oggetti a soggetti dello spirito: «Non voglio rughe di vecchiaia,/cerco segni d’amore; Stringo cristalli di rocca,/[...] non per un anello,/ma per un cumulo di luce.» Ed è poesia questa che non si rifugia in una specie di conchiglia dorata dove opera in modo insensibile rispetto ai rapporti esterni. La Tamoni è grande ammiratrice dei paesaggi dell’anima e della terra: la sua parola mai ha l’enfasi di una semplice ispirazione interiore, ma è il risultato di un incontro con cose e sentimenti: «Aiutami ad esprimermi/a questo serve l’incontro.» Il tutto viene guidato da un linguaggio impersonale e musicale, astratto e poli-interpretativo come insegna Eliot. L’oggetto-testo diventa una partitura musicale che il lettore interpreta e la fa propria. Così ci cattura la poesia di questa brava scrittrice che amplifica le sue creazioni con evidenti segni astratti policromatici, colori verbali di grande ed evidente luminosità. Ma al di là dei contenuti e di una spiegazione unitaria di questo canzoniere, ciò che è evidente risulta essere la sistematicità con cui i versi sono legati assieme. Sistematicità che si giustifica con effetti musicali di estrema efficacia. La Tamoni è consapevole che la musicalità è fondamentale per pitturare sulla pagina bianca. Sa benissimo che la musica, questa eterea arte che àncora il mondo alla metafisica, è stata rubata alla poesia e alla poesia lei la fa tornare: «[...] e sugli arazzi dorati dei campi/fondersi girasoli e stoppie di grano/nel crogiuolo del tramonto.» Oppure: «Topazi a corolla rimiro/intorno al grande cerchio,/perfetto nella sua rotondità.» È anche consapevole dell’orfismo della poesia, della forza evocativa della parola, anzi della sillaba, concetti della migliore tradizione simbolista: «Le sillabe hanno formato parole/e indi plasmato il sentimento vero,/ma l’opera finale resta muta.» Nel rito finale di qualsiasi opera si lascia intravedere che nulla si compone in modo manicheo e definitivo. L’opera finale è come un inizio, è sempre in evoluzione con il silenzio che rimane sempre il grande tessitore. Come non ricordare a proposito il grande scrittore svedese Stig Dagerman: «Cosa stringo allora tra le mie braccia? Poiché sono un poeta: un arco di parole che tendo sentendomi pervadere di gioia e di spavento.» Il crinale del dubbio porta sempre ai piani delle certezze, sfiorandoli. E quando il crinale è formato da versi, le certezze diventano umori interiori che superano le verità terrene per ancorarci nella meta-realtà sempre così difficoltosa da cogliere. I paesaggi, le emozioni, le angosce, le speranze possono vivere in ogni angolo della terra ed oltre. Ciò emerge immediatamente da queste composizioni mature e sinfoniche capaci di attrarre chiunque e di farlo dialogare con la natura e i sentimenti. Ogni quadro è autonomo e pieno di suggestioni componendo un insieme di carattere poematico. Si sente nel complesso di queste poesie un desiderio fremente e nello stesso tempo l’angoscia che tutto svanisca. Nella lirica Non so, la negazione montaliana con le iterazioni dei non so, assume significati estremamente positivi. La non spiegazione porta all’intuizione della forza dell’unione tra due esseri, unione coniata da un pseudo-destino che in questo caso non è rassegnazione, ma consapevolezza della esistenza di un valore metafisico tra il destino canonico e il libero arbitrio: «Ma posso forse cercare d’intuire/quando due esseri s’incontrino/perché così era scritto.» La Tamoni mi è sembrata da subito scrittrice di talento da difendere e valorizzare, di fronte a una platea piuttosto numerosa di pseudo-poeti che non conoscono nemmeno il significato primordiale di poesia. In punta di piedi si è proposto il suo lavoro che rappresenta per lei stessa un faro per la sua vita. Una vita di altalenanti sentimenti come d’altronde deve essere la scrittura in qualsiasi lavoro poetico seguendo la linea della corda funambolesca oscillando continuamente fra due universi duali e contrastanti in una continua dialettica inarrestabile tra sogno e realtà. Linguaggio ben calibrato, aggettivi ordinati e mai debordanti, lezione sempre attenta di Ezra Pound: «Non usate alcuna parola superflua, alcun aggettivo che non riveli qualcosa.» Ed è evidente nella Tamoni il desiderio di consegnare ai suoi scritti messaggi positivi per andare avanti e mai perdersi d’animo: «Segreto il tuo destino,/ora sei dovunque/ meno che qui, indietro/non so tornare.» Questo è il cammino della poesia, i versi non danno certezze e non sono mai sedimentati sul destino, non sono mai di qualcuno in particolare o di qualcosa, sono sempre in movimento e non ristagnano in nessun luogo né in noi stessi, e guardano sempre avanti nello scorrere lento o veloce del tempo.

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17.
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EAN-13: 9788890516474
Rutilio Sermonti
Tragicommedia in tre atti e prologo
Edizione:Di Felice Editore, 2011

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DescrizioneÈ un romanzo molto italiano che si legge tutto di un fiato, quello che ci propone Rutilio Sermonti. Lo è nei nomi, nei richiami culturali e nei tratti di umanità che ci descrive liberamente, senza pregiudizi omologati e con la saggezza esperita tra tante vicende esistenziali in cui le scorie della quotidianità non hanno mai inciso nella sua visione dell’esistenza compenetrata intimamente con l’armonia del Cosmo. Sulle rive dell’ampio golfo del Tirreno, nelle ordinarie disfunzioni partenopee, tanto ordinarie da sembrare naturali con gli effetti limitanti del progresso consumistico, Napoli continua ad incarnare la sua predisposizione a scalo commerciale impressale dagli antichi Greci. Parte ormai della italica repubblicuccia a sovranità limitata, gli abitanti della città millenaria vivono delle loro attività in parte lecite, ma anche di quelle assimilate quasi con rassegnazione per la loro inevitabilità e irremovibilità, divenute luogo di esercizio dell’arte più riuscita dei figli e ndrocchia. Le strade tortuose, sovraccaricate dal traffico e dalla sosta di autovetture, diventano quotidiana palestra di tormento per i napoletani che vi transitano, arricchito da insulti, scontri e affanni.Ma alle tre di notte di luglio, in una estate ancora non troppo inoltrata, la via che scende dal Vomero verso Piedigrotta, appariva deserta al passaggio di una Mercedes bianca. E comincia il prologo. Napoli fa da sfondo alle vicende del romanzo, che per diversi tratti invece ci trasporta nella cittadina Travemünde nella Germania del Nord, e crea contrasto con il suo disporsi ordinato, con la sua logica funzionalità e la sua efficienza con l’altro angolo d’Europa, calato nel disordine ammucchiato. È nel freddo nord europeo dove l’ammirata prorompente bellezza femminile mediterranea di due giovani sorelle, ignare della lingua tedesca da un lato, ma anche di tutte le altre ad eccezione dell’italiano, cattura l’attenzione di un giovane avvocato che inizialmente le aiuta allo sportello dell’ufficio turistico proponendosi come interprete. Le urla, di una delle due giovani, per lo sgomento, lo smarrimento e l’orrore alla vista del corpo senza vita del marito della maggiore, trovato ammazzato con una coltellata, all’interno della sua Volvo, nella piazzola stradale in cui le attendeva, svelano un omicidio apparentemente insensato. Il soccorso del brillante avvocato continuerà allora a sostenere le due sprovvedute giovani italiane nell’allucinante situazione creatasi, nell’inchiesta della polizia tedesca, e poi della magistratura inquirente, estendendosi poi anche nelle indagini italiane. Ritrovatisi i tre in Italia, ormai grandi amici, ad essi si aggiungono numerosi personaggi, ognuno, a suo modo, protagonista, sia che appartenga alla funzione giudiziaria, sia alla malavita, sia alle amicizie sempre più care e strette, come il capitano Cuomo dei Carabinieri, il giovane avvocato Luigi e la caleidoscopica figura del pittore Bruno. L’intensa passione di Bruno verso la vedova Alessi, dapprima convince il commissario Di Palmi della sua colpevolezza nel delitto di Travemünde, tanto da procedere al suo arresto, ma l’emergere degli aspetti sconosciuti della vita parallela del morto restituiranno la libertà al recluso e concorreranno pericolosamente, per gli investigatori non ufficiali, a ricostruirne i contatti e le relazioni malavitose. Sì. Ci sono tutti i tipi italici in questa narrazione che cattura fino alla fine: quelli di cui andare fieri e quelli meno edificanti, quelli più consapevoli e quelli più sprovveduti, quelli che sanno distinguere le cose serie, dal potere e dal denaro spremuto dalla sopraffazione degli altri.Ma un uomo apparentemente modesto, incurante del suo aspetto, ricco di raffinata cultura e conoscenza dell’animo umano, fuori dagli schemi, ma decisamente affascinante, come il pittore riesce a fare giustizia in modo sicuramente esplosivo e placare l’odio per gli infami assassini. Ma è al termine del romanzo che l’Autore si fa Maestro donando con pochi tocchi e lungi da ogni pedanteria una lezione magistrale che arriva all’essenza profonda dell’essere.Al lettore offre pensiero, consegna vissuti, insegna che la vita è un tratto di esistenza, la cui durata assegnata in sorte assuma l’aspetto di una grande tragicommedia per le positività e negatività che trascina, per il serio e per il faceto che inestricabilmente vi si mescolano. Vi sono cose che sono eterne solo per un certo tempo, ma ci sono anche cose più forti del tempo, riferimenti che travalicano l’umano contingente, per i quali l’Uomo è ponte per il futuro. L’Autore indica la via d’uscita dalle prove terribili, come quelle del dolore profondo davanti alla morte, quando generano momenti in cui vacillano tutte le certezze. Dopo qualche tempo l’Uomo, cerca le risorse dentro se stesso, quindi riflette, medita e rielabora, riesce a non farsi sommergere dalla vita con il sapersi ritrovare nei cicli e nei ritmi della Natura; riannoda il filo invisibile che lo collega verso l’eternità, solleva il suo sguardo, attiva la sua capacità di resistenza e di ripresa e rende più forte il suo essere divino. Uomo in piedi!

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